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“Le cose che fanno gli artisti sono delle emozioni che non si possono raccontare. Vengono dalla sensibilità, vengono dall’interno.”

Così Italio Picini, pittore di fama internazionale e autore della mostra permanente ospitata nel museo civico di Palazzo Colella-Santoro, definiva l’attività artistica: una serie di emozioni difficili da raccontare, profonde e personali.

Soggetti principali sono le popolane raccontate nella loro quotidianità e nel periodo storico più difficile, quello del dopoguerra, segnato da emigrazione, povertà e duro lavoro nei campi.

Un primo esempio è quello delle Spigolatrici, opera realizzata nel 1961, che rappresenta uno dei principali lavori agricoli del tempo, fondamentale durante il processo di lavorazione del grano. Il pittore ritrae due donne, una sembra cercare le spighe da raccogliere mentre l’altra è impegnata nella raccolta.

Altra opera caratterizzata da una forte espressività è Pensando a Marcinelle, realizzata nel 1965. Ricordato come uno dei disastri più gravi del dopoguerra in Europa, l’8 agosto 1956 nella miniera di Marcinelle, in Belgio, scoppiò un incendio che provocò la morte di 262 persone per la maggior parte italiani provenienti soprattutto dall’Abruzzo. La tragedia è ancora oggi viva nella memoria di moltissime persone soprattutto per ciò che ha rappresentato: la distruzione dei sogni e delle speranze di chi emigrava in cerca di un futuro migliore e per aiutare la famiglia.

Nell’ opera è raffigurata una donna che sembra aver da poco ricevuto la tragica notizia che la porta a inginocchiarsi e a coprirsi la bocca con le mani per nascondere la forte emozione provata.

“Non lavoro per l’arredo di casa. La mia pittura è antigraziosa”

Altro soggetto delle opere di Picini è la natura morta raffigurante oggetti del quotidiano quasi a voler fare un viaggio nelle case del passato.

La bilancia, opera del 1969, mostra uno strumento fondamentale nella vita di quotidiana di ieri e di oggi. Ciò che cambia è la forma. Nel quadro, Picini, raffigura minuziosamente la composizione della bilancia di una volta: i piccoli pesi in ottone posti sul ripiano del mobile e su una base di marmo i due piatti, sempre in ottone, collegati tra loro.

Ultima opera oggetto del nostro approfondimento è Natura morta con fiasco e bicchieri del 1964. Una tavola imbandita con bottiglie, bicchieri per la maggior parte vuoti tranne uno, pieno di vino, che sposta l’attenzione sul fiasco, protagonista del quadro e che ci racconta uno dei momenti più importanti dell’anno per i contadini: la vendemmia.

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